Mefitis: Grande Madre ctonia, delle acque e della transizione

"Mefitis" di Rocco Lancia

"Dall’oscurità ribollente della terra fangosa, tra le fronde del bosco sacro, un vento dorato si leva e danza vorticoso sussurrando un canto eterno: “Meee-fiii-tiiisss”… Tutto torna a tacere e l’aria dapprima soffocante si fa leggera e carezzevole, portando via l’ombra del pericolo.
È Lei, Mefitis, accorsa a salvarti, o a condurti nell’Altromondo." 
(Frædior)

Questa è l’atmosfera della Valle d’Ansanto, a Rocca San Felice, in provincia di Avellino, luogo che ospitava uno dei Santuari più importanti e antichi della Dea, Tempio federale dei Sanniti Irpini, definito da Servio “ombelico d’Italia” e considerato uno dei numerosi ingressi agli Inferi che costellano la nostra penisola. 
Mefitis (Mefiti/Mefite) è una Dea di origine osco-sabella, il cui culto sembra interessare un’area piuttosto vasta, che dall’antico Sannio si dirama in buona parte della Campania, in Molise, in Ciociaria e in Lucania per poi arrivare, in epoca tarda, anche a Roma e da qui fino a Cremona, a Lodi Vecchio (LO) e sembrerebbe anche a Bagno di Romagna (FC). In base ai reperti, il culto di Mefitis risalirebbe almeno al VII-VIII secolo a.C., ma potrebbe essere ancora più antico, alcuni studiosi parlano del IX secolo a.C. e sarebbe perdurato almeno ufficialmente fino al IV secolo d.C. periodo in cui, nella Valle d’Ansanto, fu sostituito da quello di Santa Felicita.
La descrizione di Mefitis giunta fino a noi dalle fonti letterarie di epoca tarda (Virgilio - Servio – Cicerone – Plinio il Vecchio – Sidonio Apollinare – Claudiano – Festo – Varrone – Tacito – Pomponio Porfirione - Vibio Sequestre - Pseudo-Placido), ci mostra l’immagine di una Dea pericolosa, strettamente legata ai fenomeni fisici della Valle d’Ansanto e identificata con l’odore sgradevole delle esalazioni provocate dalle acque solforose e paludose. Ancora oggi utilizziamo comunemente il termine “mefitico” (dal latino tardo mephitĭcus, derivato dal temine osco mephitis «mefite») per indicare l’aria fetida, irrespirabile e malsana, oppure una persona marcia, depravata e corrotta moralmente. Il termine indica quindi qualcosa di malefico, nocivo, infero e demoniaco, non a caso uno dei nomi folkloristici del diavolo è Mefisto, o Mefistofele. Questa interpretazione distorta e parziale della Dea sembrerebbe dovuta all’opera dei Romani e di autori postumi. Nonostante ciò, questo lento degradarsi di significato non sembra determinare un completo distacco dall’accezione piena e positiva della Dea che si conservò nella memoria popolare, tanto che la cristianizzazione non ne fece un’entità demoniaca, ma ne sostituì il culto con quello della Madonna e, nel caso della Valle d’Ansanto, di Santa Felicita, che ne assorbirono le funzioni evidenziando il suo ruolo originario di Dea Madre. Interessante il suo legame con la Madonna Nera della Valle di Canneto, la Madonna del Latte, o dei Lattani, a Roccamonfina, forse anche con la Madonna del Melograno e della Stella, e con Santa Felicita a Rocca San Felice, nella Valle d’Ansanto, e a Settefrati (che prende il nome proprio dai sette figli di Santa Felicita).
Mefitis, pur avendo un volto oscuro e misterico, ma non per questo malvagio, è una Dea molto più completa di ciò che si pensi. Dalle strutture templari e dai ritrovamenti archeologici, compresi quelli della Valle d’Ansanto, si evidenzia in realtà il suo legame con le acque (non solo solforose o paludose, ma anche sorgive, lacustri e pluviali, come afferma un'iscrizione rinvenuta nel Santuario lucano di Rossano di Vaglio "Tutte le terre e le acque sono della Mefite"), con la sfera muliebre, con la fertilità dei campi, delle greggi e delle donne e con i momenti di passaggio e transizione della vita, ma c’è molto altro…si intuisce infatti anche un aspetto protettivo, propiziatorio delle unioni, curativo, magico e oracolare.
Si può avere un’idea della sua complessità proprio dall’analisi di tutte le fonti a nostra disposizione (letterarie, archeologiche ed etimologiche) e dal sentire sottile, da ciò che Lei stessa comunica a chi sa aprirsi all’ascolto senza pregiudizi e timori, con il desiderio nel cuore di conoscerla davvero. Indizi su di lei possono ricavarsi anche dalla sua identificazione con alcune Dee che finirono per convivere con lei nelle aree sacre, o per sostituirla completamente nel susseguirsi dei secoli e dei popoli. Mefitis sembra racchiudere in sé le caratteristiche di Juno, Venere, Diana-Ecate e Cerere/Libera/Proserpina, ciò è dimostrato dalle sue epiclesi e dai numerosi reperti archeologici, ma punti di contatto interessanti sembrano esserci anche con Mater Matuta, Vacuna, Albunea e Marìca. Inoltre non è da escludere che in epoca tarda il suo culto possa essersi intrecciato con quello di Iside a Benevento, Dea con la quale Mefite ha comunque delle caratteristiche in comune, così come è capitato con Marìca, il cui Santuario subì varie modifiche nel corso tempo fino a diventare un Tempio dedicato ad Iside e Serapide in età imperiale. Per onor di cronaca, affascinanti tentativi di associazione, seppur forzati e difficoltosi, vengono proposti da alcuni studiosi tra Mefite e le Dee egizie Nefti e Mafdet, ma non è questa la sede per approfondire l'argomento.
I centri di culto principali di Mefitis, al momento, sembrerebbero quelli della Valle d’Ansanto (AV), della Valle di Canneto - Settefrati (FR), di San Pietro di Cantoni - Sepino (CB) e di Rossano di Vaglio (PZ). La grande quantità di materiale votivo, i cui reperti più antichi risalgono al VII secolo a.C. anche se è probabile che il culto della Dea fosse precedente a questa data, consiste in gran parte in statuine di donne, sedute in trono o in piedi, gravide, o con oche, papere, colombe, cornucopie, patere e bambini, ma anche rappresentazioni di fanciulle e danzatrici con fiori, o specchi tra le mani. Numerose sono anche le raffigurazioni di cavalli, cani, maialini, bovini, volatili, ovini, caprini, cerbiatti e cinghiali, riproduzioni di frutta, soprattutto melagrane, fichi, pere, mele e uva, esemplari di uova e maschere, che suggeriscono la pratica del dramma sacro. Sono stati rinvenuti anche gioielli femminili, soprattutto in ambra e bronzo, attrezzi agricoli e armi, ex-voto anatomici, pesi da telaio (una delle attività principale delle donne sannite era la tessitura), xoana, raffigurazioni maschili di guerrieri e rappresentazioni di Mamerte (con corna taurine), Eracle, Giove, Attis ed Eros. Per approfondire questi aspetti consiglio la lettura di testi specifici: “Mefitis, dalle Madri alla Madre” di Flavia Calisti; “Il Santuario della Dea Mefitis a Rossano di Vaglio” di Antonella Andrisi; “Mefitis rivisitata (vent’anni dopo…e oltre)” di Paolo Poccetti; “Mefitis dea salutifera?” di Maria Federica Petraccia.
Alziamo ora il velo e cerchiamo di scorgere la figura multisfaccettata di Mefitis iniziando dal suo nome… L’etimologia è di origine osca e deriverebbe da medhio-dhuitis da cui l’ipotetico latino mefifitis/mefitis, con significato di “colei che fuma nel mezzo”, in riferimento forse alla centralità delle fumarole, o comunque all’aria solforosa e al fumo che si alza dalle acque vulcaniche. Secondo altri studiosi l’origine sarebbe da ricondurre invece all’indoeuropeo medhu e dal verbo medhu-io, corrispondente al greco methuo, ad un’ipotetica forma latina mefio, “inebriare”, da cui mefitis nel senso di “vapore inebriante” o “inebriamento”. La stessa base medh è presente nella parola indeuropea che indica l’idromele, che si trova anche nel celtico, nel germanico e nell’indiano sempre con significato di “stordire”, “inebriare” e che trova confronto nel latino madeo “essere imbevuto a sazietà”. Interessante anche il raffronto con l’umbro mefa delle Tavole Iguvine che indica la focaccia sacra, impastata con il miele. Mefitis sarebbe dunque “colei che stordisce e inebria” e avrebbe un legame con il dolce, nutriente, sensuale e dorato miele, ciò ne potrebbe fare anche una Regina delle Api. Per definizione è inebriante ciò che dà un senso di ubriachezza, che soverchia i sensi ed esalta lo spirito, si tratta dunque di un'estasi sensuale. Sono inebrianti i fumi ctoni che provocano visioni nelle Sacerdotesse Oracolari del passato, ma sono inebrianti anche gli effluvi sessuali, il profumo dei fiori, delle resine e delle spezie, che sconvolgono ed eccitano i sensi, provocando desiderio e permettendo di liberarsi dalle redini mentali del controllo, tornando ad essere selvaggi/e, liberi/e ed istintivi/e. Un’altra interessante ipotesi etimologica è quella di Prisciano, il quale considera mefitis una derivazione translitterata del greco mesitis, ossia “mediatrice”, alcuni studiosi hanno ricondotto mefitis all’osco mefiai, corrispondente al latino medius e al greco mesos, attribuendo al nome Mefitis il significato di “colei che sta nel mezzo”. 
Nonostante le diverse ipotesi sull’origine etimologica è comunque evidente il suo ruolo di Dea liminale, il che ben si adatta alla sua natura acquatica e terrestre e alla conformazione dei suoi luoghi di culto, lei è dunque una Signora della Soglia che presiede ai passaggi della vita e accompagna le anime insieme al suo Lupo, lei è la porta e la chiave, il ponte e il confine, è l’Iniziatrice ai Misteri, lei è l’acqua della Sorgente che risale dal sottosuolo per sgorgare all’aria aperta, riempiendo la terra con il suo flusso e le sue benedizioni. Tutto ciò che fluisce le appartiene: l’acqua, i venti, le fiamme, il magma, le emozioni, il sangue e la vita stessa, il ciclo dell’esistenza. Mefitis è la Dea Anatra, discendente della Neolitica Dea Uccello, la fonte e la dispensatrice dell’umidità che dà la vita e come Madre delle acque, viene chiamata anche Signora della Fonte, il pesce e l’anguilla sono suoi messaggeri. In quanto Dea della transizione, è anche Signora della transazione, della comunicazione e dei commerci, e vista la collocazione dei suoi luoghi di culto nei pressi dei tratturi e delle mulattiere, Mefitis può essere considerata anche Signora della transumanza, del buon viaggio, protettrice dei percorsi, guida tutelare nell’esplorazione e negli spostamenti di esseri umani e animali. Mefitis è la Signora delle acque vulcaniche e termali, è il fuoco della terra che scorre nelle vene sotterranee del nostro pianeta e il fuoco della febbre che porta la crisi di guarigione, essendo la difesa dell’organismo contro le infezioni, uno dei più potenti mezzi attraverso cui il corpo si libera delle tossine accumulate riportando salute ed equilibrio. Mefitis è anche il fuoco nell’acqua che cura, è la Signora delle Malvizza, i cui fanghi sono apprezzati per la cura della pelle e delle articolazioni, e della Valle d’Ansanto, delle fumarole, dei geyser., la Dea Serpente della guarigione e della rigenerazione. Questo aspetto di Mefitis ci permette di fare un parallelismo con la Dea Sulis di Bath, con la quale condivide non solo il legame con le acque termali e solforose che possono curare, ma anche il ruolo di custode del passaggio dalla superficie al sottosuolo, come per la Valle d’Ansanto si credeva che anche le sorgenti calde di Bath fossero un accesso agli Inferi, luogo di riposo del Sole dopo il tramonto, espressione della luce interiore. Entrambe sembrano possedere anche un volto oscuro legato alla maledizione, infatti venivano invocate per punire o vendicare un torto subito, iscrivendo su tavolette di argilla la richiesta che poi veniva gettata nell’acqua, in questo senso potrebbero essere interpretate anche come portatrici di giustizia. Lei è anche la Venere osca, Signora del desiderio, Mefula, profumata e inebriante, l’Amante focosa, Mefitis Fisica, colei che manifesta sé stessa, l’energia vitale e trasformativa del serpente che sale dalle profondità buie svelandosi al mondo, la forza propulsiva, creativa e generativa della Natura. Uno dei suoi appellativi è Caporinna/Caporoinna, lei dunque è anche la Dea Capra, Signora del Caprifico, espressione del ciclo di nascita-vita-morte-rinascita. E’ l’innocente capretta, simbolo dei nuovi inizi, la Levatrice divina che porta alla luce ed è la protettrice della vita, è Fatua dalle corna caprine, la Regina delle Fate, colei che conosce e svela il fato, colei che sussurra all’orecchio dell’oracolo e danza al chiaro di Luna. E’ la lussuriosa, gioiosa, sensuale, istintuale e selvaggia Diumpa (Ninfa) che risveglia i sensi e spinge all’accoppiamento e alla riproduzione, la Madre fertile, dal ventre gravido e dai seni colmi di latte, fonte di abbondanza e nutrimento. Lei è la Signora della morte e della rigenerazione, la guida delle anime. Mefitis è una Dea Ceria, chiamata Aravina, Signora della terra coltivata, e Regina, datrice di Sovranità, Signora del raccolto, delle erbe e delle piante curative, magiche e commestibili, suoi emblemi sono il cinghiale, la scrofa e la cerva. Come Dea ctonia,  non è solo legata all’acqua, elemento che feconda il suolo e fa germogliare la vita, ma anche agli Inferi, poiché la terra non è solo culla della vita, ma anche tomba, la dimora dei morti, alla quale si accede proprio attraverso l’acqua, che è un ponte tra i mondi. Mefitis, ha influenza anche sulla sfera celeste, suo è l’appellativo di Domina Giovia e sue sono le acque uraniche, la luce della Luna che regola i cicli vitali e i flussi dell’esistenza e il vento che soffia via i miasmi pericolosi, ma anche il vapore e la nebbia che si alza dalla terra. Lei è anche Mater Matuta, la Madre dell’Alba e della rugiada mattutina e Albunea, la Vergine Sibilla, la candida colomba, Signora della profezia e delle acque galattofore e curative.
I suoi colori sono il giallo dello zolfo, del grano e della ginestra ansantica, il grigio lunare dei fanghi, il bronzo ramato delle sue acque minerali e ferruginose, il bianco del latte e il nero della scura terra, il verde brillante dei campi, quello scuro dei boschi e il verde acqua.
Mefite è principalmente una Dea acquatica e questo è suggerito dai suoi appellativi, dai suoi luoghi di culto e dai sui animali sacri, ma di fatto, come si intuisce da ciò che è stato detto fino ad ora, Lei è Sovrana di tutti gli Elementi e su di essi ha controllo.

Aria-Fuoco: Il suo fuoco è aria “prena”, per citare la canzone degli EMIAN, il suo è un respiro di fuoco, un alito di vita o di morte. Il suo soffio può purificare profondamente, bruciando le scorie e guarendo, può rianimare, spalancando i polmoni, oppure può soffocare e portare la morte. Il suo fuoco è anche il fuoco della febbre che porta la guarigione. Il suo soffio è anche veicolo di stordimento e profezia. Sue sono la civetta, l’oca, la colomba, il corvo, l'ariete, la puzzola e il drago.

Acqua: La sua è fresca acqua di sorgente, bianca dalle proprietà galattofore, rossa e oligominerale. Le sue sono acque fertili che dissetano, curano e benedicono, sono acque fertili e guaritrici. Come Signora delle sorgenti che sgorgano dal sottosuolo Lei è anche Signora del Latte e protettrice delle donne, dei bambini e del parto ed è protettrice delle coppie e dell’amore, a Lei viene chiesta una guarigione, una gravidanza (era infatti matrona dei grembi oscuri e fecondi) o di proteggere un legame d’amore. Sui sono il grande serpente dalle corna dorate, l’anatra, il pesce, la mucca e la capra.

Terra: Mefite è prima di tutto una Dea ctonia e infera, legata alla fertilità e agli Inferi. Lei è l’Albero Cosmico che collega i mondi, le sue creature sacre sono messaggere delle altre dimensioni ed è una Signora della Soglia, una Mediatrice e una Guida. La sua terra è fango che cura (il fango della Mefite veniva usato per curare gli zoccoli fessi delle pecore e delle capre, veniva anche usato per irrorare le viti perché si credeva avesse una funzione utile contro la peronospora), ma anche palude pericolosa, è terra fertile che custodisce, culla e nutre la vita, è la protettrice dei percorsi, della transumanza, dei campi, degli animali e dei pastori. E’ anche una Signora delle erbe e del bosco sacro, una Regina/Domina. Suoi sono il lupo, il cane, il cinghiale, il maiale, l’ape, il toro e la mucca.

Mefitis è tutto questo e molto altro, nulla a che vedere con il riduttivo “puzzo della terra” o con la malefica Dea che porta morte e malattia, lei è la Madre e la Regina, la Salvatrice, la Custode e Guida delle Anime, ma lasciamo che sia Lei a parlare:

"Io sono il fuoco che si muove nell'acqua,
il soffio del drago che trasmuta e raffina l'Anima,
che trasforma la fluida acqua in sottile vapore e nebbia. 
Io sono la fresca sorgente che rigenera, disseta, nutre e guarisce.
Io sono la pioggia che rende fertili i campi e placa l'impeto del Sole.
Io sono l'acqua nella terra, la riva, il fertile humus, il fango curativo, ma anche la pericolosa e infida palude,
Io sono la custode della soglia, colei che presiede ad ogni passaggio, la guida delle anime, la luce nel buio, la compassione che si nasconde in ogni fine naturale e la dolcezza di ogni inizio, mio è il potere di vita e di morte.
Io sono l'alba e il tramonto.
Io sono l'utero e la tomba.
Io sono la Luna che segna il tempo, che protegge i misteri della notte e i segreti dell'inconscio.
Io sono la dispensatrice di abbondanza e di magia. 
Io sono colei che protegge e sostiene le madri, le braccia che cullano e i seni che nutrono i nuovi nati.
Io sono la Regina delle Streghe, la Madre delle Guaritrici, l'ispirazione e la voce dell'Oracolo.
Io rendo fertili tutte le creature viventi, porto in dono il potere della generazione.
Io taglio e io tesso, io creo e io distruggo, io lego e io sciolgo.
Io sono lo zolfo e l'oro.
io sono maschio, io sono femmina.
Io guardo in tutte le direzioni.
Io proteggo dalle malattie, ma posso anche riportare equilibrio e consapevolezza attraverso di esse.
Io sono la Giustizia che non ha padrone,
la Libertà che non accetta costrizione, 
la Saggezza del silenzio.
Io sono colei che dona, nutre, cura e accoglie.
Io sono la Vergine oscura e e la fanciulla candida.
Io sono la Ninfa sensuale e l'Amante selvaggia,
Io sono la Madre amorevole, giusta e compassionevole, ma anche la Madre Terribile.
Io sono la Sposa, io sono la Fata e io sono la Strega.
Io sono il respiro del vento, il sospiro che viene dalle profondità della terra, la voce della grotta che parla a chi sa ascoltare.
Io sono la roccia e la montagna possente..
Io sono Mefitis!"

- Alma Nimue - 

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