Mi domando che senso abbia insegnare, guidare o essere di esempio, se poi non si lasciano libere le persone di manifestare il frutto del proprio percorso, portando la Dea attraverso i propri doni, talenti e ispirazioni personali, attraverso la propria unicità.
Parliamo tanto di libertà e di fioritura personale, di sostegno reciproco, di non oscurare la luce delle altre e degli altri e poi ci troviamo a sentirci defraudate/i quando qualcun altro/a inizia ad essere visibile, parlando magari di un tema che abbiamo trattato anche noi, oppure se è riuscita/o a realizzare qualcosa che noi desideravamo fare da tempo, ma che non abbiamo avuto il coraggio o la possibilità di manifestare. Come se non potessimo più farlo (e non è così), come se avessimo la proprietà di quella Dea o di quella data cosa, come se ci fosse una gara a chi arriva prima, a chi è più brava/o, come se fossimo le prescelte e i prescelti destinati a ricevere le uniche ispirazioni "vere" dall'alto (quanto sappiamo essere presuntuosi), senza capire che c'è spazio per tutte/i e che il modo in cui io porto, ad esempio, Brigit, sarà diverso necessariamente da quello di qualcun altra/o e questo offrirà al mondo un ventaglio molto più ampio di possibilità di conoscerla, farne esperienza e comprenderla, aggiungendo tasselli in più alla sua grandezza. L'importante è rispettare e riconoscere il lavoro e l'impegno delle altre e degli altri, senza screditare, diffamare o cercare di "fare lo sgambetto" all'altra/o (quanta energia e tempo sprecato).
Il cielo notturno è bello perché è pieno di stelle, anche se fanno parte della stessa galassia o della stessa costellazione, ricordiamocelo.
Questa riflessione nasce da un episodio raccontatomi da un'amica la settimana scorsa. Ascoltare e assistere al suo processo di presa di coscienza progressiva, mentre raccontava, mi ha permesso di rendermi conto di quanto questo atteggiamento sia automatico e radicato, anche in me, e di quanto sia necessario farci costantemente attenzione e allenarci, non mettendoci sempre al centro del mondo, ma permettendo anche agli altri e alle altre di ritagliarsi il loro spazio di azione, gioendo del loro successo, che nulla toglie a noi.
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